venerdì 20 maggio 2011

BG: Xander Mosars



Il testo che vi posto di seguito è il BackGround di un mio vecchio personaggio usato sull'ormai defunto shard di UltimaOnline Dragonlance4thAge.
Usai per l'ennesima volta il nome "Mosars"...ci sono affezionato <_<

BG: XANDER MOSARS

<<Ferma…non ti muovere dai!>>
<<Xander non so se è una buona idea…>>
<<Smettila di frignare e tieni gli occhi bene aperti!...ecco fatto, visto come sei bella con un po’ di trucco?!>>

Kelania si voltò verso lo specchio per osservare l’operato del marito:
Il suo viso chiaro costellato di lentiggini era incorniciato da una fluente e riccia chioma bionda, ed i suoi occhi verdi erano adornati da un leggero e perfetto strato di trucco scuro.

<<Sei bellissima…>> le disse Xander baciandola sul collo, Kelania arrossì violentemente.

Lo guardò negli occhi per un lungo istante, lei era una ragazza bellissima, ma anche lui era un bell’uomo: alto più di un metro e ottanta, fisico robusto, lunghi capelli di un bruno rossastro ed occhi di smeraldo molto simili ai suoi.

<<Lo sai che ti amo vero?>> le chiese in un sussurro.
Lei annuì. <<Anche io...>>



Quella sera a Palanthas ci sarebbe stata una grande festa nella piazza principale, la scusa era quella di fare offerte a KiriJolit, ma in realtà tutti partecipavano solo per ballare e sbronzarsi.
Xander Mosars e Kelania Trevyl erano figli di contadini ed allevatori delle campagne adiacenti alla grande città, ma avevano deciso di agghindarsi di tutto punto per quell’occasione.
Lui aveva vent’anni e lei solo diciotto, ma già si amavano alla follia, tutto era cominciato nel modo più semplice possibile, ad una festa di paese nella quale avevano ballato insieme per la prima volta, da allora non se ne erano più persa una.

Kelania indossava un lungo abito rosso, legato in vita con una fascia di velluto viola, Xander invece aveva scelto un abito di tessuto bruno ed una casacca nera.
I festeggiamenti cominciarono presto ed i due amanti non si persero nemmeno un ballo, poi cominciò la processione, guidata da un gruppo di monaci che sorreggeva un idolo in bronzo del dio dalla testa di bisonte.
La notte calò presto su Palanthas, in serate come quella era facile dimenticarsi dei problemi del mondo: dei cavalieri di Takhisis che imperversavano su Solanthus, delle scorrerie delle armate dei draghi e del tremendo impero dei minotauri che sempre più espandeva i suoi confini inghiottendo l’Ergoth.
Ora di tutto quello a Xander e Kelania non importava, così si staccarono silenziosamente dal corteo sgattaiolando verso le vie buie.
Ridevano senza motivo a causa del vino e nemmeno si accorsero che si stavano dirigendo verso il porto.
Le luci congiunte delle lune sorelle li accolsero insieme all’odore di salsedine del mare, Xander tirò un lungo respiro ed allargò le braccia come per abbracciare il paesaggio, poi senza preavviso prese la fidanzata per un polso e se la trascinò dietro dirigendosi verso una spiaggetta di ciocchi.
Vi si sdraiarono sopra abbracciandosi con passione, i sassi umidi e freddi premevano quasi dolorosamente contro le loro schiene, lui le slacciò il vestito offrendo i suoi seni alla luce argentata di Solinari, li baciò delicatamente e ben presto i loro corpi si fusero nell’abbraccio della notte.



La mattina giunse presto e loro due erano ancora addormentati sulla spiaggia.

<<Hey, voi due, la prossima volta almeno prendete il largo per una scopata sotto le stelle!>>

La voce del vecchio pescatore li fece svegliare di soprassalto, Kelania divenne bordò un po’ per il freddo ed un po’ per la vergogna, si sbrigarono a rivestirsi e a dirigersi verso le mura della città.
Fortunatamente il pescatore era stato molto mattiniero, così loro si erano potuti evitare ulteriori sguardi indiscreti.
Kelania che ancora non aveva ripreso il suo colore abituale lanciò un largo sorriso al fidanzato.

<<Che c’è?>> chiese lui con aria confusa.
<<Sono incinta!>> rispose lei senza smettere di sorridere.
Xander sgranò gli occhi. <<Ma come?! Stanotte…lo sai già?!>>
<<Ma no stupido!>> disse lei spintonandolo. <<E’ da quella volta nel granaio di tuo padre…il mese scorso…>>
Xander si bloccò in mezzo alla strada con un’espressione indecifrabile in volto. <<Diventerò padre!>>



Le tradizioni non permettevano di avere figli prima del matrimonio, così i due dovettero organizzare il proprio il prima possibile.
Scelsero di farne uno privato, di notte, lontano da sguardi indiscreti.
La serata era gelida ed il bosco era attraversato da un’aura inquietante, Xander aveva ancora indosso la sua casacca nera, mentre Kelania ne aveva una verde foresta e portava i capelli legati in due lunghe trecce.
Il chierico davanti a loro aveva improvvisato un piccolo altare con il tronco di un albero abbattuto sul quale aveva posto una tovaglietta di seta, due calici ed una statuetta del drago di platino Paladine.
<<Giurate voi di vivere sotto il segno del Pantheon della luce e di amarvi ed onorarvi?>>
<<Lo giuro…>> risposero loro all’unisono.
Dunque presero un calice ognuno ed il chierico di versò del vino, poi incrociando le braccia si porsero il calice a vicenda e bevvero, il rituale era concluso.

Nessuno dei presenti si rese conto degli occhi vitrei che spiavano la scena nascosti nel buio della notte, né dell’olezzo che si portavano appresso, ben nascosti sottovento.



Xander si intrattenne alcuni minuti con il chierico per dargli i dieci pezzi d’argento che gli spettavano e per assicurarsi che nessuno venisse a sapere del matrimonio anzitempo, meglio che nel villaggio le voci tardassero a girare.
Kelania invece si diresse subito verso il carro ai margini della foresta, il cavallo era stranamente agitato, ma lei non vi fece caso, le mille ombre della notte potevano facilmente spaventare l’animale e gli orchi e le arpie si trovavano in territori ben più lontani e selvaggi.
Si appoggiò al lato del carro tirando un sospiro di sollievo, non le piacevano le cerimonie, trovava stupido dover suggellare un amore che lei era certa non potesse finire e la gravidanza cominciava a farla già sentir stanca.
Il rumore di un arbusto spezzato attirò la sua attenzione ed un’ombra scura si staccò dalla parete nera della notte.
Un odore nauseabondo invase l’aria e lei dovette coprirsi il volto per non svenire.
Il chierico di Morgion indossava le vesti viola del suo ordine, ma queste erano sporche e sgualcite, la sua pelle era invasa dalle pustole e dalle piaghe della lebbra e delle decine di altre malattie che si portava con sé.

<<Stai indietro mostro!>> gridò Kelania indietreggiando.
Il pustolato sorrise viscidamente e le si gettò addosso, non appena lei sentì le sue dita infette sulla sua pelle gridò di terrore squarciando la quiete della notte.

Xander sentì il grido della sua sposa e le corse subito incontro sguainando la sua spada.
Quando arrivò al carro vide con orrore il servo di Morgion che tentava di stuprare Kelania mentre le leccava avidamente il volto.
Senza pensarci due volte si gettò in avanti con la spada alzata e la calò sul collo del mostro prima che questi potesse voltarsi ad affrontarlo.
La testa del chierico di Morgion volò via ed uno spruzzo di sangue scuro inondò il volto di Kelania.
Xander non aveva calcolato quel tremendo dettaglio, così prese fra le braccia la sua sposa e corse verso la fonte d’acqua più vicina per depurarla dal sangue infetto.
Il chierico di Paladine che li aveva appena uniti in matrimonio osservò orripilato tutta la scena, sapeva bene che nonostante gli sforzi del giovane sposo la ragazza ormai era come condannata, presto la malattia l’avrebbe colpita e molto probabilmente si sarebbe diffusa in tutti i territori di Palanthas.



La mattina successiva Kelania era già squassata dai brividi della febbre, Xander era rimasto tutta la notte al suo fianco, vicino al letto nel quale sarebbe probabilmente morta nei prossimi giorni fra le più atroci agonie.
Una larga macchia di sangue scuro copriva le lenzuola bianche all’altezza dell’inguine di lei, probabilmente aveva già abortito, il cielo plumbeo pareva piangere insieme a lui per il dolore di quell’atroce disgrazia.

Nel pomeriggio diversi chierici di quasi tutti gli dei della luce le vennero a fare visita, ma nemmeno i più esperti devoti di Mishakal potevano nulla contro quel tremendo morbo, non facevano altro che ripetere che con la morte di lei la malattia si sarebbe presto diffusa, intimavano Xander di lasciarla sola nelle ultime ore di agonia per risparmiarsi d’esser contagiato.

Quando anche l’ultimo chierico se ne andò verso sera Kelania era diventata pallida come la neve ed i suoi luminosi capelli biondi parevano spenti.

<<Amore mio...>> le sussurrò Xander ad un orecchio. <<Amore mio non mi lasciare, ti prego non mi abbandonare…>>
Lei riaprì lentamente gli occhi, stanchi ma vivi, ancora pieni del loro chiarore. <<Non ti lascerò mai Amore, e poi mi devi ancora un ultimo ballo…>> disse sorridendo.

Xander sorrise a sua volta, ma subito si incupì, gli occhi di lei ora erano fissi sul vuoto, le sue labbra ancora piegate si stavano lentamente dipingendo del freddo blu della morte e la sua pelle divenne fredda.
Xander corse di fuori nella notte, vinto dalla più tremenda disperazione, pianse a lungo finché non ebbe più lacrime da versare, finché un’idea, stramba e terribile non gli balenò alla mente:
Tutti gli dei della luce ed i loro chierici non avevano potuto fare nulla per lei, o forse si erano rifiutati di fare qualcosa per lei…forse un’altra famiglia di divinità avrebbe potuto aiutarlo.

Cavalcò per alcune lunghe ore nel buio della notte, non sapeva esattamente dove si stesse dirigendo, ma aveva sentito dire che oltre il confine occidentale della foresta, nelle terre più selvagge, si trovava una misteriosa grotta nella quale avevano luogo oscuri riti.
Raggiunse l’imboccatura di quest’ultima appena prima di perdere ogni speranza, le stalattiti e le stalagmiti appese sulla roccia la facevano sembrare la bocca di una belva pronta ad ingoiare qualunque mortale vi si avvicinasse.
Ormai la disperazione si era fatta ben più potente della paura, così vi entrò senza indugi.
L’aria all’interno era rarefatta ed umida, si respirava a fatica e ad ogni boccata gli pareva che i polmoni stessero andando a fuoco.
In fondo alla grotta scorse la luce ambrata di alcune torce e l’olezzo della morte cominciò a farsi strada verso di lui.
Il cavallo lo percepì e scalpitò, rifiutandosi di proseguire oltre, così che lui fu costretto a proseguire a piedi.
Dopo poco raggiunse l’area illuminata: era come un’ampia sala, le cui pareti erano ricoperte di simboli arcani insanguinati, su diversi lastroni di pietra c’erano accatastati decine di corpi in decomposizione e su un altare al centro dell’area si riconosceva l’inconfondibile teschio di pietra, simbolo del dio della morte Chemosht.
Un gruppo di Lich dagli abiti rossi e dalla pelle putrefatta si librò verso Xander, emergendo dal buio.
Stavano già per colpirlo con i loro tremendi incantesimi quando questi si inginocchiò, prostrandosi davanti all’altare del dio oscuro.
I lich si fermarono di colpo ed uno di essi si fece avanti ponendosi davanti al ragazzo.

<<Chi ssseiiii piccolo morrrtaleee?>> domandò questi sibilando.
<<Il mio nome è Xander Mosars, e sono qui per chiedere la benedizione del vostro dio!>> esclamò Xander.
I lich risero sguaiatamente, anche se la loro risata somigliava di più ad un lamento.
<<Tu non sssai quello che chiedi morrrtale…Per il nostro dio Chemosht tutto ha un prezzo, che genere di benedizzzione gli chiedi?>>
Xander alzò lo sguardo incrociando quello del non morto. <<Voglio il potere di riportare alla vita una persona cara…>>
Il lich parve accigliarsi ma poi annuì gravemente. <<L’aaamooorrreee…che sssplendidaaa cossa non è cosssì? Il mio dio per un taaale poterrre chiede una sssola cosa…>>
Xander rabbrividì. <<Quale?>>
I lich risero ancora, poi quello che gli stava di fronte lo sollevò per il collo e ruggì: <<La tua animaaa!!!>>
Detto questo gli strappò i vestiti senudandogli il petto e con un artiglio vi incise sopra un teschio circondato da un serpente che si morde la coda.
Xander urlò per tutta la durata dell’operazione dibattendosi nella stretta del non morto.
<<Il tessschio per ricordarti di chi sssei ssschiavo ed il ssserpenteee perché tu sappia che sssarà in eterno…ora va dalla tua amata, chierico di Chemosht!>>



Xander si risvegliò nella foresta, non sapeva se quello che aveva appena vissuto fosse stato un incubo o la realtà, ma il dolore lancinante al petto presto gli diede la risposta.
I vestiti erano stracciati, a parte i pantaloni ora indossava solo la sua mantellina nera, si osservò l’addome e vide con orrore la ferita rossa a forma di teschio circondato dal serpente, ora lo riconosceva: era l’Oroburo, simbolo dell’infinito…da quale maledizione si era appena lasciato colpire?!
Si guardò attorno ma poteva vedere solo i pini ed i loro aghi bruni abbandonati sul terreno, non sapeva in che direzione dovesse andare per tornare dal corpo di Kelania, per un istante fu pervaso dalla disperazione.
Poi all’improvviso sentì gracchiare ed un corvo nero scese dalle fonde dei pini ed andò a posarsi sulla sua spalla.
Xander lo osservò intensamente negli occhi gialli ed inespressivi, il corvo gracchiò ancora e spiccò il volo, Xander sapeva di doverlo seguire.
In poche ore raggiunse il villaggio e la casa dove giaceva Kelania, ma insieme a lui arrivò anche il sole.
Una folla armata di forconi e torce si era accalcata fuori dall’abitazione, ed alcuni già lanciavano le fiaccole verso il tetto di paglia.
Il corvo tornò a posarsi sulla sua spalla e gracchiò come per avvertirlo che aveva poco tempo.
Xander si coprì il volto nel cappuccio nero e corse verso la folla facendosi poi strada verso l’ingresso della casa.
Dentro il fumo si era già addensato ed era quasi impossibile respirare, le prime fiamme cominciarono a lambire le pareti e ben presto divenne un inferno.
Corse verso il piano superiore dove si trovava la stanza della sua amata, la porta era già ridotta in cenere e dentro le fiamme divoravano tutto voracemente.
Vide il corpo della sua sposa venire inghiottito dal fuoco, le lenzuola, macchiate del sangue di lei e del bambino avvamparono in fretta.

Decine di minuti dopo della casa non rimaneva che un mucchio di detriti inceneriti e fumanti, i contadini si allontanarono, soddisfatti di aver sventato la tragedia.
Un cumulo di macerie si spostò scricchiolando quando Xander vi emerse, sotto la sua casacca sgualcita non era avanzato quasi nulla dell’aspetto originale del giovane:
Tutta la sua pelle era stata consumata dalle fiamme ed ora si vedevano i muscoli rossi ed anneriti esposti al sole, i suoi capelli erano andati in fumo lasciandolo calvo, ed il volto divorato dalle piaghe era stato privato di buona parte delle labbra lasciando le gengive allo scoperto.
Urlò di disperazione e di dolore guardandosi, notò anche che l’unica cosa che era sopravvissuta di sé era il marchio che il lich gli aveva lasciato la notte precedente.
Il corvo tornò a posarsi sulla sua spalla affondando gli artigli nella carne viva e strappandogli gemiti di dolore.
Gracchiò ancora e parve indicargli qualcosa in mezzo alle rovine: laggiù, anneriti e consumati, c’erano i poveri resti di Kelania.
Lui li raccolse fra le braccia con delicatezza, come se stesse sollevando sua moglie e non solo un mucchietto d’ossa e cenere.
Li seppellì sotto un grande salice piangente, il nome di quella pianta gli parve adatto allo scopo, ma era comunque una tomba anonima, perché un giorno, se lo ripromise, avrebbe trovato il modo di far rivivere la sua amata, a qualsiasi costo le avrebbe donato un nuovo corpo dove la sua anima sarebbe potuta albergare.

Finito di ricoprire la fossa si stracciò un lembo di tessuto nero dalla mantellina e se lo avvolse sul volto.
<<Da oggi porterò solo il mio cognome, Xander è morto insieme a Kelania, ma non per molto, ti riporterò da me amore mio ed il posto migliore dove cominciare a studiare è proprio la vicina Palanthas…oltre il boschetto di Shruikan sono certo che ci deve essere qualcuno in grado di insegnarmi come fare…>>
Il corvo sulla sua spalla gracchiò in assenso, la morte non era altro che il primo passo di quella lunga storia.


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